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   «C’è una cosa che le immagini della strage di Via D’Amelio non possono rappresentare: il forte odore di plastica bruciata. Io arrivai lì con il mio taccuino, mandato dal mio redattore per raccogliere più informazioni possibili, ma tornai indietro senza aver scritto neppure una riga». Inizia così l’incontro a cui  gli allievi del Master APC hanno partecipato lo scorso venerdì 21 marzo. A raccontare la propria esperienza  è Salvo Palazzolo, giornalista del quotidiano La  Repubblica e scrittore di numerosi libri su Cosa Nostra.

Tema del laboratorio è stato il giornalismo investigativo antimafia. Il workshop, articolato in due sessioni, ha avuto come oggetto di indagine la realtà mafiosa di Cosa Nostra: dagli omicidi degli anni ’80 alle stragi di Capaci e di Via D’Amelio, dai pizzini dei più temuti boss mafiosi alle carte delle indagini delle forze dell’ordine. Tra video, testimonianze, immagini e ricostruzioni storiche, un unico filo conduttore ha accompagnato gli allievi: la ricerca di un metodo scientifico per la raccolta e la narrazione di storie. Durante l’incontro, Salvo Palazzolo ha coinvolto gli studenti in un esperimento: attraverso lo studio di atti processuali, il gruppo ha provato a ricostruire l’identikit delle “menti raffinatissime” di cui Giovanni Falcone parlava in merito al fallito attentato dell’Addaura.

Un pomeriggio di grande valore accademico e di grande valore simbolico: mentre a Pisa si studiava, a Roma Papa Francesco incontrava i familiari delle vittime innocenti delle mafie. Il modo migliore per onorare la XIX Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, promossa da Libera e Avviso Pubblico, organizzatori del Master APC.