Andrea, laureato in Sociologia presso l’Università La Sapienza di Roma, hai lavorato per anni presso il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia, poi hai diretto la sede regionale della RAI in Umbria, sei stato responsabile aquisti e appalti in RAI e adesso dirigi la sede regionale della RAI in Toscana. Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto ad intraprendere il percorso di studi al Master APC?
Sostanzialmente due. La prima riguarda la necessità di comprendere meglio, direi di conoscere più a fondo, il lavoro di contrasto al fenomeno della corruzione nelle sue varie articolazioni; la seconda risiede in una prospettiva personale di medio periodo, legata ad un impegno diretto nel momento nel quale sarò libero da impegni di lavoro, mettendo a disposizione le esperienze professionali fatte per ipotesi tutte da definire.
Come descriveresti l’esperienza del Master APC? Pensi possa essere utile anche per chi lavora nel campo dell’informazione?
Intanto una doverosa premessa che riguarda il mio essere senior in questa esperienza formativa, che si aggiunge ad analoghi percorsi post-universitari intrapresi nel tempo. Per questo è evidente una percezione diversa da quella dei colleghi molto più giovani di me e freschi di laurea, probabilmente mossi da altre motivazioni (e prospettive future) rispetto alle mie. Rispondo alla prima domanda ponendo subito due sensazioni forti: percorso didattico eccellente e straordinaria opportunità delle testimonianze dirette di assoluto primo rilievo, racchiuse all’interno di un’aula che nel corso dei mesi è diventata comunità attiva nel senso pieno del termine ben oltre, io credo, i normali processi di esperienze formative analoghe.
Nando Dalla Chiesa ha dato, molto meglio di me, la percezione di questi aspetti nel suo blog, dopo avere incontrato gli studenti del Master. Non è stato, in altri termini, soltanto il luogo di approfondimenti conoscitivi utili e necessari in un contesto molto vasto di interdisciplinarietà, ma anche il luogo nel quale si è avvertita sempre la presenza di un senso di comune partecipazione di passione civile.
Utile a chi lavora nell’informazione: certamente si. Questo è un tema ampio che provo a sintetizzare in poche parole: fondamentale informare sulla cronaca quotidiana dei fenomeni mafiosi e della corruzione, questo avviene ma con il rischio di essere sommersi da questa marea che ogni giorno si rinnova e si moltiplica (non certo per colpa dei giornalisti), dando vita a fenomeni di assuefazione alla notizia che in qualche immunizza l’opinione pubblica.
Non si riesce invece, fatte salve le dovute eccezioni alcune delle quali le abbiamo incontrate nel Master , a raccontare quello che avviene dopo, nei mesi e negli anni successivi a opera di un mondo fatto di donne, di uomini e di associazioni che ogni giorno svuotano dal dentro i profitti e gli utili delle attività criminali, vanificandone più e meglio del carcere gli obiettivi che queste perseguono.
Ci si domanda: questo ultimo fenomeno non interessa gli editori (forse perché fa poca notizia) oppure per parlarne e scriverne occorrono buone motivazioni e specifiche conoscenze. Probabilmente vero l’uno e veri gli altri, ragione di più per ampliare le opportunità di esperienze mirate.
Se dovessi incontrare una persona interessata ad iscriversi al Master APC, quale consiglio vorresti darle?
E’ già capitato e certamente capiterà ancora. Provo anche qui a schematizzare: ho già detto di una esperienza formativa di livello unita ad una forte relazione umana. Aggiungo che il Master APC integra competenze già acquisite in una dimensione per la quale mi sembra vi siano opportunità professionali di rilievo (pure con tutte le difficoltà del tempo e particolarmente per i giovani).