Federica, 28 anni, laurea magistrale in Giurisprudenza conseguita presso l’Università degli studi di Trento. Quali sono state le motivazioni che ti hanno spinto ad intraprendere un percorso formativo sui temi della criminalità organizzata e della corruzione?
Sono nata e cresciuta in un angolo di Sicilia, una volta terminato il liceo sono andata a studiare molto lontano da casa, a Trento. Seppur non senza difficoltà, ciò mi ha permesso di guardare alla mia grande isola con quella giusta distanza, geografica ed emotiva, necessaria per avere una coscienza nuova delle meraviglie e delle nefandezze della mia terra. Cosa Nostra in Sicilia, e non solo, ha cambiato il volto di interi territori e generazioni. Per tali ragioni, a mio parere, studiare le mafie e la corruzione non è un mero esercizio accademico, ma è un atto di cittadinanza attiva. Attraverso il Master APC si può avere accesso ad un ventaglio ampio di prospettive da cui analizzare la criminalità organizzata e la corruzione, da un punto di vista giuridico, economico, sociologico, statistico, filosofico e storico.
Collabori da tempo con l’Ufficio legale di Libera. Nella tua esperienza lavorativa, quali strumenti offerti dal Master sono risultati più utili?
Dato il mio percorso universitario, il mio punto di partenza sono le competenze di giuridiche, anche se appassionata da autodidatta all’aspetto sociologico e criminologico delle organizzazioni mafiose. L’approccio e il metodo interdisciplinare sono uno dei punti di forza del Master APC e costituiscono uno strumento valido nella mia esperienza lavorativa presso l’Ufficio legale di Libera. In questo ambito, le competenze meramente giuridiche sono di certo fondamentali, ma non bastano da sole per affrontare problemi e tematiche complesse, come quelle riguardanti le organizzazioni mafiose.
Se dovessi incontrare una persona interessata ad iscriversi al Master APC, quale consiglio vorresti darle?
“Il Master APC è un’esperienza che non puoi precluderti!”. È proprio così, per me il Master APC è stato uno momento prezioso per accrescere e approfondire la conoscenza del fenomeno mafioso e corruttivo, ma non posso tralasciare di sicuro l’aspetto emotivo di questo percorso. I relatori ci hanno condotto dentro le loro storie, dentro città e quartieri, ci hanno fatto toccare con mano la violenza della mafia, suscitando in me (e in noi) rabbia, di quella sana, che ci permette di avere la grande consapevolezza che dobbiamo rimboccarci le maniche contro mafie e corruzione, perché c’è ancora tanto da fare, che dobbiamo fare, con tenacia, insieme.