Patrick Wild, 27 anni, residente nella provincia di Rimini, laureato in Giurisprudenza. Nella tua tesi magistrale hai raccontato la presenza della criminalità organizzata di stampo mafioso in Romagna. Alla luce degli insegnamenti del Master, come descriveresti la situazione di quel territorio?
Premesso che ogni studio sul fenomeno mafioso, specie se riferito ad un territorio in particolare, è già “vecchio” e necessita di essere aggiornato fin dalla sua pubblicazione (nemmeno un mese dopo la laurea venivano concluse due tra le più importanti indagini antimafia degli ultimi anni, tra Romagna e Repubblica di San Marino!), l’impressione è di assistere ad una fase di riassestamento dei vari gruppi criminali interessati ad investire in questa zona. Anche sotto il profilo dell’aggressione ai patrimoni illeciti si è verificata un’inversione di rotta, con più attenzione e cura rispetto al passato, da parte degli inquirenti (anche se per quanto riguarda la delicata fase dell’amministrazione giudiziaria e successivo riutilizzo dei beni confiscati non si è ancora adottato lo standard di altre zone virtuose, come a Torino o Milano). Certamente, per le sue peculiarità – zona ad alta concentrazione turistica, ottima collocazione geografica, vicinanza con la Repubblica di San Marino (e molto altro) – la riviera romagnola necessita di una costante attività di osservazione circa le dinamiche criminali che vi ruotano attorno.
Tra i tuoi numerosi impegni spicca la tua attività nel Gruppo Antimafia Pio La Torre. Ciò che hai studiato al Master ti ha in qualche modo fornito ulteriori spunti di approfondimento da condividere all’interno della tua associazione?
Le lezioni multi-disciplinari del Master APC, altamente specializzanti, sono state molte utili per fornirmi strumenti di analisi e rappresentazione del fenomeno a 360°. In particolar modo l’approfondimento sulle dinamiche corruttive sono state fondamentali per leggere meglio il territorio, alla luce delle recenti vicende che hanno riguardato (*in realtà tutt’ora in corso) la vicina Repubblica di San Marino. Mi riferisco all’indagine ribattezzata “Conto Mazzini”, che ha assunto contorni e somiglianze tali da essere definita altresì “Tangentopoli sammarinese”.
Peraltro, al momento sto preparando l’esame di Stato d’avvocato e grazie alle lezioni sull’evoluzione della legislazione anti-corruzione e sulla c.d. Legge Severino sono partito – come si suol dire – con una marcia in più su questi argomenti (un’esercitazione verteva proprio sui reati di concussione e induzione indebita!)
Se dovessi incontrare una persona interessata ad iscriversi al Master APC, quale consiglio vorresti darle?
A prescindere dal tipo di formazione, l’esperienza del Master è fortemente consigliata a chiunque proprio per il suo carattere di universalità, che rende le tematiche trattate accessibili a tutti e nel contempo fornisce, a chi già si occupa di questi argomenti, approfondimenti incisivi e puntuali. Il rammarico, dal mio punto di vista, è non essere riuscito per questioni economiche e lavorative, a frequentare la maggior parte delle lezioni frontali a Pisa. Solo recuperandole grazie allo streaming (strumento e possibilità davvero utilissima, comunque) mi sono reso conto di aver davvero un’occasione unica per porre domande e confrontarmi in diretta con il docente e il resto della “classe”. Come già altri hanno osservato prima di me, il consiglio è pertanto quello di valutare fino a fondo l’opportunità di frequentare di persona tutte o comunque la maggior parte delle lezioni frontali.