Andrea, 25 anni, laurea magistrale in Scienze filosofiche conseguita con il massimo dei voti presso l’Università degli studi di Roma Tre. Quali sono state le motivazioni che ti hanno spinto ad intraprendere un percorso formativo sui temi della criminalità organizzata e della corruzione?

Crescendo tra i comuni di Caulonia e Siderno (RC) e conoscendo in prima persona realtà mandate in fallimento o mutilate per intromissioni mafiose, ho sempre avuto l’obiettivo di aumentare le mie competenze culturali e tecniche tentando di stimolare un pensiero e un modo di agire politico-sociale alternativo a quello mafioso. Dopo aver completato il mio percorso di studi in Scienze filosofiche con una tesi che mirava ad analizzare la ‘ndrangheta attraverso categorie filosofiche, ho notato che alcune cose mancavano alla mia preparazione. Il Master in Analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione è stato fondamentale aumentare gli strumenti per comprendere il crimine organizzato e la corruzione, i danni economici e sociali che essi causano e le politiche necessarie per contrastare entrambi i problemi, garantendo una visione a tuttotondo di entrambi i fenomeni. Un master ben organizzato, la presenza di figure di spessore del settore e la decostruzione di ogni stereotipo, consente lo studente di entrare totalmente all’interno delle materie affrontate e, in alcune occasioni, anche di prendere posizione nei dibattiti tra studiosi.

Recentemente hai partecipato al concorso di dottorato in “Studi sulla criminalità organizzata” dell’Università di Milano e sei risultato tra i vincitori. Di cosa tratta il tuo progetto di ricerca? Pensi che il percorso del Master APC ti abbia fornito utili strumenti per raggiungere questo traguardo?

Il mio progetto di ricerca, formulato anche grazie all’appoggio del prof. Vannucci (coordinatore del Master) e all’ausilio del prof. Ciconte (docente del master), intende studiare la ‘ndrangheta nei territori di origine, pensando ad esso come un fenomeno biopolitico e, dunque, non solo criminale. Un focus è inoltre riservato allo studio della violenza mafiosa e alla dialettica che essa intrattiene con il potere della ‘ndrangheta nel suo esercizio sul territorio. L’approccio filosofico al fenomeno proviene dal mio percorso di laurea ma senza ombra di dubbio il master ed il confronto costante con docenti e studenti mi ha consentito di affinare il progetto di ricerca incentivando l’attenzione sulla violenza mafiosa (ben trattata dalla prof.ssa Massari, docente del master). Inoltre i moduli storici delle organizzazioni criminali (‘ndrangheta, camorra, cosa nostra e sacra corona unita) donano allo studente una visione cronologica dei fenomeni nei loro intrecci con la storia italiana, favorendo stimolanti connessioni e consentendo di rilevare alcuni gap o mancanze presenti all’interno dello studio o del contrasto ai fenomeni trattati.

Se dovessi incontrare una persona interessata ad iscriversi al Master APC, quale consiglio vorresti darle?

Iscriviti! Ciò che si crea all’interno del master con docenti, tutor e studenti è unico. Le “vacanze studio” inoltre consentono di creare rapporti – di amicizia e professionali – molto forti in breve tempo e il continuo confronto tra studenti e studentesse provenienti da svariati campi e località geografiche, favorisce lo sviluppo di nuove idee che possono portare alla formazione di associazioni, gruppi di lavoro o di ricerca o alla realizzazione di eventi pubblici. Penso sia un’opportunità da cogliere sia sotto il profilo professionale che sotto quello umano.