Prof. Alberto Vannucci (a sinistra), Dott. Piercamillo Davigo (al centro), Rettore Prof. Paolo Mancarella (a destra)

“La prima profilassi contro la corruzione è lo spirito di appartenenza. Bisogna fare in modo che chi lavora per lo Stato si senta parte di un progetto importante, dunque è necessario rimettere in piedi pubblica amministrazione seria”. Questo secondo Piercamillo Davigo, già Presidente dell’ANM, il primo rimedio per combattere la corruzione in Italia. Il magistrato è stato relatore nella lectio magistralis “Evoluzione della corruzione: studi di caso, esperienze e testimonianze”, organizzata dal Master in “Analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione” (APC), promosso dal Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa, da Libera e Avviso Pubblico.

Presente all’incontro anche il Rettore dell’Università di Pisa, prof. Paolo Mancarella, che ha portato i saluti istituzionali dell’Ateneo, e il Direttore del Master APC, prof. Alberto Vannucci che ha introdotto l’ospite. Il tema della corruzione è stato analizzato a partire dalle esperienze di Davigo, pm dell’inchiesta “Mani Pulite”: “Nel 1992 scoppiò Tangentopoli perché erano finiti i soldi. Finiti i soldi è scoppiata la crisi, gli imprenditori hanno smesso di pagare perché la torta su cui mangiare non poteva più essere allargata”.

Una serie di aneddoti e racconti, legati a temi di stretta attualità: “Molto spesso si sente affermare che bisogna aspettare le sentenze prima di prendere provvedimenti. Una vera scemenza. La presunzione di innocenza vale nel processo penale, non nelle relazioni sociali. Se invito un amico a cena e lo vedo scappare con l’argenteria, non aspetto la sentenza di Cassazione per prendere le distanze da lui, non lo invito più a cena! Perché nel contesto politico questo non accade mai?”. Davigo puntualizza anche rispetto a certe affermazioni a lui addebitate: “Non penso affatto che tutti i politici rubano. Rubano tanti, non tutti. Ciò che contesto è che non prendono le giuste distanze con fermezza da quelli che rubano”.

Grazie alle domande del pubblico, Davigo affronta il tema del rapporto tra magistratura e partiti: “Il magistrato che si iscrive a partiti politici commette illecito disciplinare. Anche se uno è in aspettativa. Se ti vuoi iscrivere a un partito politico ti dimetti”.

In conclusione è stato affrontato anche il tema della corruzione in Università: i casi di cronaca descrivono politici che plagiano articoli o tesi scritti da altri, quali anticorpi possono utilizzare gli Atenei? “Il problema è che l’osservanza della legge romai è un optional. Copiare le tesi è un reato. Certo, il sistema dei concorsi universitari non sempre è limpido. Ma il problema è la reazione della comunità: la comunità dei professori non reagisce con la giusta fermezza. All’estero non è così: nel mondo anglosassone i professori raccomandano gli studenti, si giocano la propria reputazione. Da noi non scrivono la lettera di raccomandazione, ma si mettono d’accordo sottobanco”.